Verso la podcast media strategy

di Silvestro Ramunno, pubblicato il 29/03/2019

La fruizione non lineare della tv è tema ampiamente dibattuto, l’on demand televisivo è, ormai, una commodities. All’ombra del dibattito sull’evoluzione del piccolo schermo è cresciuta e si è evoluta la radio: la fruizione non lineare della radio si chiama podcast e può diventare un potente strumento di comunicazione dei brand.

Il podcast non è solo una tecnologia, è una modalità di consumo diversa di un prodotto mediatico. In un mondo in cui gli occhi si soffermano distrattamente su una schermata per non più di qualche secondo, il podcast rappresenta una modalità slow di fruizione  più approfondita e con più attenzione.

Qualche dato per inquadrare il fenomeno radio e podcast. Negli Usa, secondo il Nielsen Total Audio Report, la radio è il media con la maggiore reach settimanale: raggiunge il 92% della popolazione con più di 18 anni, più di tv e smartphone. In Italia (fonte: dati Ter 2018), gli ascoltatori settimanali sono circa 35 milioni a fronte di una popolazione interessata dall’indagine di 52,9 milioni.

Nell’ultimo mese, il 32% degli americani ha ascoltato almeno un podcast (oltre la metà dei cittadini Usa +18 ha ascoltato almeno un podcast da quando esistono). In Italia (fonte: Nielsen), gli ascoltatori sono triplicati tra il 2015 e il 2017 (2,75 milioni nel 2017). Questo grazie anche alla facilità di accesso al prodotto: bastano telefonino e cuffiette, senza vincolo di luogo.

In comunicazione è uno strumento ancora poco utilizzato ma efficace per lo storytelling di alcuni top brand ( settore moda e lusso), che hanno creato serie podcast dedicate.

In Italia c’è ancora poca attenzione nel considerare il podcast uno strumento di comunicazione o di branded content, ma le potenzialità sono enormi: pensate solo al  Made in Italy o alle eccellenze del food. Manca ancora molto per la podcast media strategy?

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